Differente

 Differente: ciò che differisce, che è di natura, qualità, aspetto diverso...

Il diverso, grande prova nella vita di ognuno...

Nel cortometraggio Monsterbox il tema è proprio l'abbandono delle barriere, l'accettare il diverso, che può essere anche un piccolo o grande mostro, e attraverso quale strada passa l'accettazione di questo "diverso".

Un piccolo racconto per illustrare un percorso che avvicina, prima per necessità materiale, poi per necessità spirituale, che va al di là di ogni genere, età o forma...

...e ci lascia con un tenero sorriso! 

 


 

Monsterbox guarda il video

MEZZA CASA SU', MEZZA CASA GIU'...

 Dalla lettura della favola "La Mezza Casa" mi sono riproposta di fare un piccolo lavoro creativo, con colori e fantasia, disegnando le mie mezze case.

Le due mezze case, come nel racconto, mantengono una funzione importante perchè ognuna di loro ha un compito ben stabilito e opposto l'una all'altra: quella dove mettere tutte le cose brutte, negative, faticose, da lasciare andare e quella dove tenere le cose belle, piacevoli, leggere, da tenere vicino al cuore...

Ne sono nate due piccole immagini, buffe e colorate, come uno Yin e Yang abitativo con cui però si può giocare a scoprire che anche i lati negativi delle situazioni, delle esperienze, osservati da un'altro punto di vista possono diventare utili e costruttivi.

Come dire: tutto in questa vita ci può insegnare qualcosa, sta a noi scoprirlo e prendersi il tempo per lavorarci un po sù!

Magari usando la creatività e la fantasia per giocare e sorridere con leggerezza...







 

La Mezza Casa

Girovagando quà e là per la rete, una sera in tarda ora, mi sono imbattuta in un racconto breve, una favola, che mi ha riportato indietro a diverse estati fa...

Anno 2012, mese di maggio, ultimi giorni di un mese che già aveva portato notti insonni, pensieri, paure, provenienti dalla profondità della terra...

Cosa può succedere se all'improvviso quello di certo, sicuro, considerato da sempre stabile e fermo, viene a mancare sotto i piedi? Quando la terra trema? Quando la casa, la tua casa, il tuo nido, lo senti sgretolare intorno a te? 

Come reagire?

Con semplicità e delicatezza in questo breve racconto si viene a creare piano piano una possibilità di fiducia, di apertura, nonostante gli eventi, per poter recuperare la speranza nella vita con una buona dose di modestia ed allegria.

Con la gentile concessione dell'autore Mauro Bernini, che con questo racconto ha vinto l’edizione 2015 del Premio H.C. Andersen (sezioni adulti), desidero condividere questa favola perchè possa, come indicatomi dallo stesso autore "spingere la Mezza Casa come fosse su ruote" e possa arrivare col suo messaggio semplice e positivo ai piccoli ed ai grandi lettori, colpiti dalle avversità della vita.

(... perchè pubblicare ora qualcosa che ricordi quel terremoto? Bè non è certo un anniversario conosciuto, ma per noi, io e la mia famiglia, è rendere omaggio a quella casa che ora non c'è più, demolita nell'agosto del 2012, che ci ha accolto per tanti anni e confermare che la nostra mezza casa ha avuto il suo compimento, dopo alti e bassi e che sì anche se a volte tutto sembra nero, non bisogna mai perdere la speranza e la fiducia nella vita...)

 

 

LA MEZZA CASA

Viveva una volta, neanche tanto tempo fa, nel paese di Casagrande una famiglia fatta da padre, madre, figlio e figlia. Il lavoro era poco e questa famiglia non riusciva a risparmiare abbastanza per costruirsi una casa. Cerca che ti ricerca, prova che ti riprova, c’era sempre bisogno del doppio dei soldi, del doppio del tempo, del doppio del lavoro. Un giorno il papà li convocò attorno alla tavola e disse loro:

“Mi dispiace ma non possiamo comprare la casa dei nostri sogni, dovremo rimandare a tempi migliori oppure rinunciare”. Era triste e sconsolato mentre lo diceva.
“Non abbiamo abbastanza soldini?” chiese il figlio.
“Non abbiamo abbastanza tempo?” domandò la figlia.
“Non abbiamo abbastanza lavoro”, spiegò il papà.
“Già”, sottolineò la mamma. “Ma ci vogliamo bene e questo è quello che importa”. Sì, di quello erano convinti tutti e quattro. Rimasero in silenzio a pensare e poi la più piccina fece un’altra domanda:
“Ma quanti soldi abbiamo?”
“La metà di quello che serve”.
“E allora perché non ci costruiamo una mezza casa?” propose convinta.
“Sì papà, ci basterà”, disse serio il figlioletto.

La mamma e il papà si guardarono e sorrisero perché era proprio un’ottima idea. Anzi un’ottima mezza idea.
“Sì, possiamo fare così, ma se costruiamo una mezza casa dobbiamo promettere che nella metà che abiteremo faremo entrare solo cose belle mentre quelle brutte andranno nella metà che non c’è”.
La mamma alle parole del papà confermò: “Giusto, le cose brutte dovranno stare nella mezza casa invisibile”.

La sera, per festeggiare e per abituare la famiglia all’idea, preparò una buonissima mezza torta! Ci volle un po’ di pazienza e tanto impegno, ma costruirono la loro nuova mezza casa. Il papà faceva il muratore e se la sapeva cavare con quel tipo di lavoro. La casa venne benissimo: c’era mezza porta, mezzo tetto, metà giardino, metà di tutto. Era davvero bellissima e nel mezzo giardino c’era anche una mezza autorimessa dove la macchina poteva ripararsi, una notte la parte davanti e l’altra notte la parte di dietro. Beh, tutto era diviso in due, i letti erano mezzi letti, la tavola era un semicerchio, in cucina c’era un mezzo camino e le lampadine dei lampadari erano la metà. Anche la ciotola per il gatto era stata tagliata a metà. Il papà portò a mezzacasa un grande orologio a pendolo che suonava ogni mezz’ora e non ogni ora come gli altri orologi. In poco tempo la mamma e il papà tornarono a essere felici e anche i bambini, nonostante avessero potuto portare solo la metà dei loro giochi. Avevano scelto i giocattoli che preferivano mettendo nella mezza casa invisibile quelli che non usavano più, quelli che non servivano e quelli rotti.

Sembrava andasse tutto bene ma gli abitanti di Casagrande, passando davanti a quella mezzacasa, pian piano cominciarono a insospettirsi. Si fa sempre così quando si ha a che fare con una cosa nuova e strana, chissà perché? Si chiesero perché fosse stata costruita solo a metà. Il capo dei vigili si grattò l’elmetto chiedendosi: “Ci deve essere sotto qualcosa di losco. Bisognerà vigilare!”
Il sindaco, in fascia tricolore attorno al petto, passò con la sua enorme macchina davanti alla mezza casa e chiese a uno degli assessori che erano con lui: “Abbiamo dato un mezzo permesso di costruire a questa famiglia? Bisognerà sindacare!”
E il capo dell’ufficio delle tasse disse a uno dei sui direttori: “Quella famiglia vuole pagare solo metà imposte sulla casa? Bisognerà tassare!”

Insomma gli abitanti del paese, abituati a vedere tutto intero, tutto perfetto, tutto grande e tutto a posto, avevano cominciato ad agitarsi. A scuola, dove c’erano bambini di diversi colori che provenivano da posti lontani, nessuno aveva a che ridire sulle case degli altri. Non diceva niente il bambino eschimese abituato al suo iglù; non diceva niente il piccolo lappone abituato alla sua tenda; non diceva niente il figlio dei tuareg abituato alla sua capanna in pelle rossa. Se quei due fratelli volevano abitare in una mezza casa andava benissimo, l’importante era che giocassero insieme a loro durante la ricreazione. “Bisognerà giocare!”

Ma un bel giorno, anzi un brutto giorno, anzi un giorno che sembrava brutto e poi diventò bello, arrivò uno spaventoso terremoto. Non si sapeva perché fosse arrivato proprio lì, di solito si sentiva parlare di terremoti in posti sperduti e lontani, dall’altra parte del mondo. In ogni caso il terremoto arrivò e fu potentissimo. Fu così forte che si abbatté sulle case di Casagrande, comprese quelle in periferia, e le fece crollare a metà. Insomma in un minuto di scosse quasi tutte le case divennero mezze case. Per fortuna la gente era riuscita a scappare all’aperto e salvarsi.

La mezza casa della famiglia rimase in piedi e crollò la mezza casa invisibile. L’aveva detto la mamma che le cose brutte sarebbero finite da quella parte. Il papà muratore andò ad aiutare i suoi vicini: usò la sua ruspa e il trattore, preoccupato di salvare soprattutto i bambini. Tutto bene, i bambini erano a scuola perché erano solo le nove del mattino, sani e salvi. La scuola no, ma metà delle case, delle fabbriche e dei negozi era andata distrutta. Il papà della famiglia della mezza casa prese un megafono e disse: “Non preoccupatevi, state tranquilli, si vive benissimo anche in una mezza casa. Ve lo posso assicurare, io ci vivo già!” Poi continuò a dare una mano a chi ne aveva bisogno, senza risparmiare fatica e sudore. Dopo la prima scossa ne arrivarono tante altre più piccole, soprattutto la notte, e le famiglie si rifugiarono nella palestra della scuola che era un edificio alto, largo e sicuro, costruito a prova di terremoti, maremoti, ostrogoti e progettata per resistere a sismi, cataclismi e bambinismi.

Le scosse piccole distrussero le case che non erano crollate la prima volta. In quattro e quattro otto, anzi in otto diviso due quattro, le case erano diventate metà, anche le casette in legno per gli uccellini e le cucce dei cani.

Nei giorni successivi, vedendo che c’erano ancora molte persone spaventate e preoccupate, il papà muratore riprese il megafono, montò sul trattore e rifece il giro del paese. “Non fa niente se la vostra casa è diventata la metà di prima. Fate come noi, fate che solo le cose brutte vadano nella mezza casa che non c’è, in quella che c’è tenete le cose belle, i giocattoli buoni, le marmellate più dolci, i disegni dei bambini e soprattutto l’amore.” Un po’ difficile da dire al megafono quella frase così lunga, ma lui la disse lo stesso. Forse per lui era difficile solo la metà. Il capo dei vigili, il sindaco e il direttore dell’ufficio delle tasse, avevano avuto gli stessi crolli degli altri e si stavano lasciando prendere dallo spavento e dalla disperazione, ma quando videro il papà in trattore col megafono, presero coraggio e vollero fare come lui e siccome tutti e tre avevano un megafono a pile, andarono in giro a dire più o meno le stesse cose.
“Rimanete nella vostre mezze case”.
“State tranquilli e aiutatevi l’un con l’altro”.
“Non è male buttare via le cose brutte”.

In breve tempo gli abitanti di Casagrande si erano ripresi, si stavano aiutando e scoprirono di vivere in un paese di gente brava e buona e questa fu la migliore delle scoperte. I bambini tornarono a scuola, ritrovarono i disegni che avevano interrotto a metà e pensarono che fossero bellissimi anche così. La cosa ancora più bella fu scoprire che le maestre avevano deciso di dare loro solo la metà dei compiti a casa. Anche le mezze fabbriche ricominciarono a sputare fumo e rumore, solo che ne producevano la metà di prima, la metà buona. I gatti e i cani di casa tornarono alle loro cucce e annusarono le novità, fiutarono vecchi odori ma anche mezzi odori nuovi e interessanti; insomma le persone e gli animali respirarono un’atmosfera di nuova mezza normalità. Forse avevano imparato che anche le cose sconosciute e strane hanno dei lati positivi.

La domenica il sindaco chiamò la gente in piazza e comunicò un’importante novità: “Da oggi il paese di Casagrande cambia nome. Il nuovo nome sarà Mezzacasa e d’ora in avanti tutto costerà la metà”. Ci fu un applauso del tutto nuovo, si applaudiva uno con la mano dell’altro ed era un gioco che aveva scoperto il piccolo della prima mezza casa giocando con sua sorella e che aveva contagiato i bambini e i genitori che erano seduti in piazza. Il mezzo applauso fu molto fragoroso e caldo anche se a volte qualcuno sbagliava mira. Anche la mamma della prima mezza casa volle dire la sua e si alzò per andare sul palco a dire quello che aveva in mente: “Solo una cosa dovrà essere il doppio di prima”, proclamò.
“Cosa? Il doppio?” si chiesero alcuni più o meno sottovoce.
“Cosa vuole dire?” domandarono altri al proprio vicino. Quale segreto avrebbe rivelato?
“Cosa deve raddoppiare?” chiese un ragazzo in equilibrio su un monociclo che era la parte davanti della sua vecchia bici.
“L’amore”, svelò la mamma sorridendo. Ah certo, a pensarci bene era una risposta super semplice e tutti dentro di loro la conoscevano già.

Dedicato alle donne e agli uomini della mia terra ma soprattutto ai bambini, da Mantova a Bologna, passando per Modena e Ferrara, che in questi ultimi anni hanno visto crollare tutto attorno a loro, tranne la voglia di aiutarsi, la speranza e l’amore delle loro famiglie.

La bellezza della diversità

Oggi voglio ricordare la giornata mondiale dedicata all'autismo, con un dolcissimo corto animato della Pixar dal titolo "Float".
In una breve animazione è raccontata l'emozione della scoperta e della meraviglia della diversità, da parte di un padre verso suo figlio, e della paura della non accettazione da parte degli altri...
Rubio è il nome del papà, nome che corrisponde a Bobby Rubio suo ideatore.
Per questa storia dolcissima e difficile ha preso spunto dalla propria personale esperienza di vita.
Ma il finale commovente ci lascia il bellissimo messaggio dell'accettazione della diversità, dell'importanza di imparare a guardare le cose da prospettive diverse per riuscire a coglierne la bellezza.




Float è uscito a novembre 2019 ma in Italia è disponibile dal 30 marzo 2020, con il debutto della piattaforma streaming Disney+.

La domenica della musica: Solo un momento

"Solo un momento
è il titolo della canzone di Hank&Sammy, duo musicalmente attivo da diversi anni, tutto da scoprire! L'importanza del momento, anche di un solo istante, un dialogo con sé stessi che grazie alla musica, alle note, ci fa volare e sperare che sia possibile...
Questo è il testo gentile e pieno di speranza!
Grazie ragazzi!♥

SOLO UN MOMENTO

Siedi qui accanto a me
voglio parlarti di quello che
ritengo giusto o forse ciò che non so
ma non importa ci proverò.
A parer mio poi dimmi tu
il tempo stringe sempre di più
non lascia spazio per ridere
se vuoi rubiamo un secondo per noi

Rincorri un sogno e ti accorgi che è solo un momento
che passerà
è invece ingiusto tu tienilo e portalo in fondo insieme a te
guarda lontano una nuvola che sfida il mondo ci riuscirà
libera forte il coraggio può renderti grande

Aggiungerei permettimi
anche un pensiero fatto così
nell'intenzione di un uomo c'è sopravvivere..
Ogni carezza vincerebbe sai
questa tendenza alla povertà
spero qualcuno ci riesca
un giorno a farne realtà...

Afferri un sogno e ti accorgi che puoi realizzarlo, ci pensi mai?
vedi che è giusto devi soltanto volerlo arriverà
Guarda lontano una nuvola che gira intorno, ringrazierà
tutto l'impegno che metti per salvare il mondo

Ricominciare può servire sempre perchè
è il modo per vedere tutti gli sbagli che fai...

Rincorri un sogno e ti accorgi che è solo un momento
che passerà
è invece ingiusto tu tienilo e portalo in fondo arriverà...





La tela del ragno

Durante i pomeriggi di gioco con i bambini è bello poter costruire un "piccolo" percorso insieme che stimoli l'attività corporea, la creatività manuale ma anche quella del pensiero; così le idee a volte vengono da un gioco fatto in compagnia, a volte da una ricorrenza particolare a volte da un libro o da un racconto.
Così è stato per il laboratorio dei ragnetti, (La banda dei ragnetti) pensato in seguito alla lettura di un breve racconto che desidero condividere con chi passa di qui.

In questo lungo periodo di lontananza dalle abitudini quotidiane, in cui tutti siamo relegati in uno spazio ristretto, in cui il resto del mondo sembra sospeso, spero possa darvi uno spunto in più per una attività coi bambini, per poter passare un momento assieme creativamente.
Il racconto è tratto dal libro "La tela del ragno ed altre storie" ed. Paoline.

La tela del ragno

Quell'anno, come erano soliti fare, tutti gli animali della terra si radunarono per discutere tra di loro del modo in cui venivano trattati dagli uomini e per capire come potevano migliorare il loro vivere insieme.
Ovviamente non tutti erano soddisfatti e le polemiche si fecero subito aspre, tanto che la confusione e il baccano cominciarono a prendere il sopravvento.
In questo clima così caotico, persino il leone, capo di tutti gli animali, non riusciva a mantenere la calma e l'ordine: la giraffa, infatti, apriva bocca solo per spettegolare, il cane e l'elefante non facevano altro che criticare gli altri animali, la scimmia e il coccodrillo, dispettosi com'erano, iniziarono come al solito a fare fastidiosi scherzetti a chi non dava loro ragione.
In questa situazione così agitata l'unico che cercava di essere cordiale con tutti era il ragno che però, un po' perché non aveva tanta voce, un po' perché era piccolino e non tutti lo notavano, non veniva affatto ascoltato.
Venne il giorno in cui il gran consiglio degli animali doveva ufficializzare il programma annuale che tutti gli animali erano tenuti a rispettare per migliorare il loro stare insieme e, nella grande aula del tribunale, erano tutti presenti; ma il clima diventò subito insopportabile, tanto che da un momento all'altro si sarebbe potuto passare alle zampe!
La riunione continuò fino a notte inoltrata però, nel caos generale, non si riuscì a decidere nulla di importante e gli animali, ormai stanchi, iniziarono e sbadigliare uno dopo l'altro e pian piano ad addormentarsi...
L'unico che quella notte non riusciva a dormire era proprio il ragno: era scocciato dal fatto che i suoi amici litigassero continuamente.
Pensava e ripensava dall'alto della sua tela, finché non gli venne in mente un'idea molto particolare: decise infatti di legare tutti gli animali, l'uno all'altro!
Delicatamente, in modo che nessuno si svegliasse, con la sua tela immobilizzò tutti, poi uscì dalla grande aula e ritornò sulla sua vecchia quercia, dove abitava in una grossa e morbida tela.
La mattina seguente, quando sorse il sole, gli animali si svegliarono e si trovarono ingarbugliati nella tela, così iniziarono di nuovo a lamentarsi, imprecando uno contro l'altro e dandosi la colpa a vicenda.
Alla fine la giraffa esclamò:" Ma questa è la tela del ragno!" e tutti si accorsero di cos'era successo.
Guidati da sentimenti di vendetta, tutti gli animali iniziarono a divincolarsi per liberarsi dalla tela e, dopo che riuscirono a scioglierla, si misero alla ricerca del ragno.
La situazione era ormai insostenibile e gli animali sembravano furiosi!
Improvvisamente il ragno riapparve; ascoltò pazientemente le grida di rabbia degli amici e infine prese la parola.
Quando iniziò il suo discorso, incredibilmente, nella sala del tribunale scese un grande silenzio e gli occhi degli animali si fecero curiosi; ognuno si chiedeva il perché di un gesto così strano.
"Cari amici" disse il ragno, "ho deciso di legare ognuno di voi per farvi capire che il vostro comportamento così aggressivo non solo immobilizzava il vostro corpo ma anche il vostro cuore: infatti non siete più in grado di amare e di capire i desideri di chi vi sta vicino. Sapete solo litigare e criticarvi, invece di cercare le soluzioni migliori per provare ad essere più amici!"
Pronunciate queste semplici parole, il silenzio diventò tombale e i musi degli animali, che prima erano agitati e rabbiosi, si fecero subito rilassati.
Alla fine ogni animale capì dove aveva sbagliato e mise da parte il proprio egoismo, tanto che ognuno chiese scusa all'amico con il quale si era maggiormente accanito.
Il leone allora, in qualità di capo degli animali, prese la parola e disse:" Dobbiamo ringraziarti, caro ragno, perché ci hai fatto capire che non dobbiamo chiudere il nostro cuore con le offese, le critiche e le accuse, ma che dobbiamo cercare di aiutarci e di andare d'accordo! Per questo, a nome di tutti, voglio nominarti Ambasciatore di Pace!"
Appena il leone fece questa proposta ci fu un grande tripudio in tutta la sala e l'elefante e l'ippopotamo, insieme a tutti gli animali, portarono in trionfo il nuovo ambasciatore!

Fine




L'arcobaleno alla finestra

In questo periodo di tempo "sospeso" stanno nascendo varie iniziative per mantenere il contatto tra le persone obbligate a rimanere fisicamente distanti.
Una di queste, molto bella a mio parere, è di disegnare un arcobaleno con il messaggio "Andrà tutto bene".
Sembrerebbe una iniziativa solamente per bambini, chi tra gli adulti si metterebbe a colorare magari tirando fuori le vecchie tempere o i pennarelli mezzi secchi?
Ma sopratutto chi lascerebbe uscire quel bambino nascosto dentro, che avrebbe voglia di riscoprire colori, giochi, sole?
Questo momento "sospeso" nel tempo ci sta regalando tante opportunità ed una di queste è proprio riscoprire le piccole cose, come divertirsi coi colori e sentire la loro energia poi non importa se il lavoro non è bellissimo e perfetto, come richiesto nel nostro mondo adulto!
Quel che importa è lasciarsi andare al gioco, al sorriso, al "sentire", al qui ed ora...

Vi lascio un piccolo tutorial fotografico del mio arcobaleno ...
(ammetto di aver preso spunto da una simpatica foto che girava, ma quel che conta è fare non restare a guardare, o almeno provarci sopratutto divertendosi!)
Buon arcobaleno a tutti!
















Le porte

Qualche tempo fa (poco prima del mondo #iorestoacasa, quando ancora ci si poteva allontanare da casa  in automobile per fare una semplice passeggiata per le colline la domenica pomeriggio) andando a zonzo per i boschi e per i sentieri, capitai in un borghetto ancora abitato e ben custodito.
In una vecchia costruzione mi colpirono queste tre porte un po' sopraelevate con tanto di scalini...
Le porte sono da sempre un richiamo a chissà quali mondi e possibilità: si aprono, si chiudono, si possono anche riaprire, a volte!
Ma il loro fascino racchiude i misteri di universi ancora sconosciuti che si trovano ad un passo da noi, tanto che basta fare un gesto per entrarvi...
In questo strano periodo in cui siamo responsabilmente chiamati a tener chiuse le nostre porte, approfittiamone per aprire quelle che abbiamo nascosto dentro di noi, quelle in cui abbiamo chiuso i nostri piccoli tesori...
Proviamo a riaprirle, poi prendiamoci il tempo di vedere quello che ne viene fuori...





















 "La felicità si insinua dentro la tua vita attraverso una porta che non sapevi di aver lasciata aperta."
                                                                                                                                Ethel Barrymore

Le stelle variopinte

" Quante stelle nel cielo, sono più di un miliardo..."
" Stella stellina la notte si avvicina..."
Storie, canzoni, filastrocche...
come questa:

Il mercante di stelle di Gianni Rodari

Ho conosciuto un tale,
si chiamava Carmelo,
e girava per i mercati
a vendere stelle del cielo.
Vendeva l’Orsa Maggiore,
il Cane, lo Scorpione,
Arturo per mille lire
e per duemila il Leone.
I pianeti li dava
con lo sconto, perché
prendono la luce dal sole,
non la sanno fare da sé.
“Portatevi a casa una stella,
mi pagherete a rate”,
gridava Carmelo alla fiera
di Cortona o di Gallarate.
La gente lo stava a sentire,
gli batteva le mani, perfino,
ma non tirava mai fuori
né il portafoglio né il borsellino.
“Compratevi una cometa
per quando non è Natale,
costa meno e fa più luce
della corrente industriale”.
Magri affari, faceva
questo povero Carmelo
difatti, le stelle sono
ancora tutte su in cielo.
Lui, poi, per campare,
tra un mercato e una fiera
lavorava in una fabbrica
di buchi per il groviera.







La banda dei ragnetti

Attività, giochi, letture, laboratori e tanti bambini!!!
Dopo una breve racconto con protagonista un piccolo ragnetto che, nonostante la sua timidezza, riuscì a far riappacificare tutti gli animali arrabbiati tra di loro, un buffo laboratorio in cui costruirsi il proprio ragnetto personalizzato!
Come sempre materiale di recupero e tanta voglia di "paciugare"!!!
Potete trovare qui il racconto da cui ha avuto inizio il laboratorio.
 



















Viva i ragnetti!!!